La verità esiste!

«C’è un paradosso per ogni caso di conversione, che è forse la ragione per cui i resoconti di tali casi non sono mai soddisfacenti al cento per cento: la loro specificità consiste nella vittoria sull’egoismo, eppure tutti i resoconti sembrano egoistici. Il loro significato riposa, almeno per i casi riguardanti la religione di cui si tratta, nell’accettazione di una realtà che non ha nulla a vedere con la relatività. È come se una persona dicesse: “Questa locanda esiste veramente, anche se non l’ho mai trovata”; oppure: “La mia casa si trova in quel villaggio, e si troverebbe lì, anche se non riuscissi a raggiungerla”. È un riconoscere che la verità esiste, indipendentemente da colui che la cerca, eppure la descrizione deve essere l’autobiografia dell’uomo che cerca la verità, di solito una persona piuttosto deprimente».

(G. K. Chesterton, “Perché sono cattolico e altri scritti“, Gribaudi Milano, 1994, p. 102).

Qualche tempo fa scrissi, in merito alla ricerca del vero, l’allegoria del cercatore di funghi. Con essa intendevo esattamente comunicare quanto qui Chesterton aveva intuito molto prima di me e di tanti altri: chi cerca la verità deve essere certo della sua esistenza, così come chi cerca funghi ha la certezza che essi ci siano, quand’anche non ne trovasse personalmente nemmeno uno. La retorica di chi sostiene ancora che, solamente chi ritiene che non esista, può cercare la verità è falsa: nessuno, infatti, ha mai esplorato il mondo in cerca di una vera chimera. Al contrario, di cercatori di funghi delusi di non averne trovati nemmeno uno, o di averne trovati pochi, è pieno il mondo. Perché? Perché i funghi esistono indipendentemente da chi ne trova e da quanti ne vengono trovati. Un cercatore di funghi deludente, che raccontasse con disillusa amarezza delle sue infruttuose ricerche nel bosco, al limite, confermerebbe di quanto sia difficile trovarne, non dell’insistenza di ciò che va cercando e che si trova con difficoltà alle volte.

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