Un’Eco alla memoria

In occasione della Giornata della Memoria di quest’anno voglio condividere un pensiero che mi sta a cuore. È da un po’ di tempo che nutro un’impressione: i toni comunicativi collegati a questa giornata commemorativa tendono a far percepire quanto orribile sia ciò che è stato fatto da Hitler e dai suoi. Il che, va bene, certamente. Il disgusto è, di per sé, un’emozione che aiuta a comprendere ciò che sarebbe bene non compiere. Ciò nonostante, far memoria di eventi storici anche orripilanti non significa solo stimolare l’intelligenza emotiva, men che meno farlo solo nella direzione del disgusto. Credo sia qualcosa in più.

Significa anche ricordare che, in mezzo a quegli orrori, ci fu qualcuno che espresse un’umanità diversa, buona e coraggiosa. Per intenderci: non tutti i tedeschi appartenevano alle SS di Hitler. Ci furono generali (come Henning von Tresckow), colonnelli (fra cui il più noto fu Claus von Stauffenberg), studenti (quali Sophie Sholl e la sua “Rosa Bianca”), teologi cristiani (Dietrich Bonhoeffer), vescovi cattolici romani (Clemens August von Galen) che si opposero al regime hitleriano. Alcuni fra questi cercarono anche di uccidere il loro Führer, correndo il rischio di essere ricordati come traditori della Germania. Oggi, nessuno di noi li ricorda in questo modo, ma come difensori della coscienza etica dell’umanità in tempi difficili e nefasti.

Di questo si è accorta anche una mia giovane studentessa dell’indirizzo grafico. Ieri sera tardi, mi ha inviato un articolo che oggi è pubblicato sul nostro giornale scolastico, chiamato “Eco del Perlasca”. Invito a leggere il suo articolo cliccando qui. Facendo volentieri “eco” alle parole di Martina, auguro a tutti i lettori che il disgusto per gli orribili eventi della Shoah non sia l’unico sentimento che proviamo oggi. Oltre a questo, possa nascere nei nostri animi anche un senso di riconoscenza verso coloro che sono stati esempio di uso della ragione etica in quei tempi bui. Altrimenti, questa ricorrenza annuale, così importante, corre il rischio di diventare la solita sterile lamentela su ciò che non va, senza, poi, che nelle nostra vite quotidiane cambi alcunchè.

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