IRC, post-umanesimo e IA
Di Luciano Pace.
Una promessa è una promessa! Se poi è fatta a tavola ad alcuni amici, mantenerla è un piacere più che un dovere. È così che spesso accade a noi uomini: il buon gusto del cibo diventa simbolo del buon gusto nelle relazioni. La nostra intelligenza vuole assaporare ciò che conosce. Le informazioni insipide non le piacciono, né le digerisce. Finché l’IA non avrà il senso del gusto, finché non sperimenterà il sentire del palato associato al nutrirsi non potrà imparare e comprendere alla maniera umana. “Sapere” è conoscere al modo di chi “assaggia” il sapore, non solo di chi accumula dati e informazioni tutti altrettanto insipidi.
La promessa da me fatta a pranzo era quella di raccontare un po’ qui sul blog come si è svolto il Corso di Aggiornamento per insegnanti di Religione Cattolica svoltosi a Piazza Armerina il 15 e il 16 dicembre scorsi e a cui ho avuto il piacere e l’onore di partecipare come relatore, insieme al collega ed amico prof. Carmelo Dotolo, docente di Teologia delle religioni presso la Pontificia Facoltà Urbaniana. Queste parole sono il tentativo di onorare la mia promessa.
Il Corso è stato promosso ed organizzato dall’Ufficio Diocesano dell’IRC della Diocesi di Piazza Armerina, nelle figure di mons. Ettore Bartolotta, Direttore dell’Ufficio (della cui carismatica presenza non abbiamo potuto godere a causa di un suo malanno di stagione) e di don Luigi Bocchieri, giovane e colto Co-direttore, appassionato studioso di Aristotele. La direzione del Corso è stata affidata, come di consueto, al prof. Guglielmo Borgia, insegnante di Religione Cattolica, formatore nazionale per la C.E.I ed attento pedagogista. Il tema della due giorni formativa è stato: “Ascolto, dialogo, percorsi per educare l’umano alla e nella comunità. Postumano e intelligenze artificiali: quali sfide per l’IRC oggi“.
Quali sfide sono state, dunque, messe a tema durante il Corso? La prima la traggo da una riflessione di don Luigi il quale, ricordando gli scritti di Aristotele dedicati alla Fisica e alla Biologia, ha ribadito a tutti i partecipanti che noi esseri umani viventi siamo anzitutto organismi, bisognosi di nutrizione per rimanere in vita. La nostra struttura vitale psico-somatica (il famoso “sinolo” aristotelico) prevede l’esercizio della ragione in un corpo che ha necessità di alimentarsi. Questa verità non va dimenticata. Lo stesso san Tommaso d’Aquino, sulla scia ermeneutica di Aristotele, ha insegnato che l’anima umana (la psiche) è forma di un corpo sensibile. Non siamo angeli eterei! Se abbiamo “fame” di conoscenza vera ed attendibile (perché le fake news non sono né sane, né appetitose per l’intelletto) ciò dipende dalla nostra ragione che è forma di un corpo affamato di cibi sani e gustosi. Ecco quindi la prima sfida di un umanesimo che intende confrontarsi con l’IA: accettare l’ontologica differenza fra l’intelligenza di un organismo vivente e quella di una macchina non bisognosa di cibarsi per vivere.
La seconda sfida è stata esplicitamente e magistralmente enucleata dal collega Carmelo Dotolo nelle sue due relazioni. A suo giudizio, per capire in che senso educare l’umano, in un’epoca in cui l’umanesimo cristiano sembra superato dai new media e dall’IA, è necessario ricomprendere le riserve di senso educanti proprie della tradizione culturale ebraico-cristiana. Infatti, molto acutamente Dotolo ha suggerito che non è possibile comprendere la crisi esistenziale del post-umano in cui viviamo, senza domandarsi al contempo quale sia il paradigma di umanesimo andato sfaldandosi nella nostra epoca. Così, con la sua consueta verve retorica, fatta di attenta riflessione critica e garbata simpatia, il relatore, dopo aver indagato gli aspetti problematici della nostra condizione post-umanistica (pars-destruens), ha poi indicato alcune caratteristiche della cultura cristiana che possono rimettere in moto un umanesimo fraterno ancorato alla Rivelazione di Dio (pars-construens).
Ora, però, non intendo entrare troppo nel dettaglio delle riflessioni svolte del collega, in quanto, i prossimi giorni me ne fornirà una sintesi da mettere a disposizione qui sul blog. Veniamo quindi alla terza sfida, quella di tipo pedagogico e didattico, la cui responsabilità è stata a me affidata. Le domande da cui mi sono lasciato interrogare sono le seguenti: come è possibile istruire oggi a scuola integrando i new media e l’IA come mediatori didattici? Quali problemi e quali opportunità educative si connettono a tale integrazione? E, soprattutto, come operare tale integrazione nell’insegnamento della Religione Cattolica (IRC)?
A simili interrogativi ho cercato di rispondere mostrando come la miglior qualità pedagogica dei new media e dell’IA sia il loro impiego ludico. Sperimentate come mediatori didattici, le nuove tecnologie digitali favoriscono un clima di apprendimento sereno e giocoso; un clima che dovrebbe caratterizzare la scuola in ogni suo aspetto. Infatti, l’etimologia greco-latina di “scuola” la indica come luogo di svago, di riposo dalle fatiche del lavoro in cui si impara divertendosi. Ritorna anche qui il gusto nell’imparare. Ergo… questa questione del piacevole nutrimento dell’intelligenza umana deve per forza essere antropologicamente rilevante! Così, nella seconda relazione, ho cercato di mostrare dal vivo in che modo sia possibile didatticamente integrare i new media e l’IA nell’IRC, facendo riferimento ad alcune parti di questo blog.
Infine, l’ultima sfida emerge non tanto da ciò che è stato comunicato negli interventi di noi relatori, ma dal clima di relazione sereno e fraterno sperimentato durante tutto il Corso. Un clima in cui si è sentito pienamente a suo agio anche sua eccellenza mons. Rosario Gisana, vescovo di Piazza Armerina, presente nella giornata di venerdì 15. Egli ha ricordato, citando il “De Officis” di sant’Ambrogio (ispirato all’omonima opera di Cicerone), quanto sia importante prendersi cura dell’anima delle persone come se fossero figli e figlie. A suo agio si è trovato anche il Provveditore Regionale, dott. Filippo Ciancio, che, nella giornata di sabato 16, ha partecipato al Corso e, con disponibilità e simpatia, si è lasciato coinvolgere nello svolgimento dei lavori. Se a tutto questo si aggiunge, infine, la circostanza per cui gli insegnanti stessi presenti come corsisti sono stati attenti e partecipi dall’inizio alla fine dei lavori, il tutto si è mostrato degno di quella gioia intelligente che si sperimenta in maniera consueta proprio intorno ad una fraterna tavola imbandita.
Per concludere perciò, non resta da dire nulla di più se non “prosit“: grazie agli organizzatori, grazie all’Agenzia di Formazione dell’Editrice La Scuola SEI che, nella persona di Massimo Costa, ha coordinato tutti gli aspetti logistici collegati alla mia presenza a questo evento formativo. Grazie anche a fra Davide per il suo servizio come segretario del Corso. Possano le conoscenze apprese e le buone relazioni vissute durante questa bella esperienza formativa contribuire a far diventare l’arte di educare nell’IRC sempre più gustosa e piacevole, anche attraverso il saggio e ponderato impiego didattico dei new media e dell’IA.