Se l’uomo si fa dio
Nel brano antologico proposto, Erich Fromm segnala lo stretto legame esistente fra la modalità esistenziale dell’essere e la fede in Dio. Egli si richiama alla tradizione ebraica, per riaffermare che l’uomo non può rendersi simile a Dio e diventare un idolo, altrimenti il rischio è che perda e rovini sé stesso.
[Credere nella modalità esistenziale dell’essere] significa vedere il processo vitale nel suo complesso come un processo di nascita, e considerare ogni stadio della vita come provvisorio. La maggior parte degli uomini muoiono prima di essere nati compiutamente. Essere creativi significa portare a compimento la propria nascita prima di morire.
Essere pronti a nascere richiede coraggio e fede: il coraggio di abbandonare le sicurezze; il coraggio di distinguersi dagli altri e sopportare l’isolamento; il coraggio, come dice la Bibbia a proposito di Abramo, di abbandonare la patria e la famiglia per addentrarsi in un paese ancora sconosciuto; il coraggio di non curarsi di nulla se non della verità: la verità dei propri pensieri e dei propri sentimenti. Questo coraggio è possibile solo sulla base della fede, e tuttavia non di una fede come si è inclini a intenderla oggi, cioè la fede in un’idea che non può essere dimostrata scientificamente né razionalmente, ma di una fede come quella espressa nell’Antico Testamento, dove la parola che sta per fede (emunah) equivale a certezza. Essere certi della realtà della propria esperienza razionale e di quella dei propri sentimenti, confidare in ciò, di ciò essere fiduciosi: questa è la fede. […]
[La fede orientata all’essere non pretende che l’uomo diventi un dio, ma che porti a compimento la propria nascita in quanto uomo]. In realtà, con crescente velocità negli ultimi decenni, allo sviluppo del moderno industrialismo si è accompagnata la divinizzazione dell’uomo. Da quando l’uomo conosce i segreti della natura sente che sta diventando onnisciente; e con il dominio sulla natura diventa onnipotente. […] Il rifiuto di Dio ha come conseguenza l’elevazione dell’uomo, che assume il ruolo di Dio. […] A dire il vero, come aveva già riconosciuto Dostoevskij, se Dio è morto ogni cosa diventa lecita. […] Di fatto l’uomo è sulla via di diventare un dio, o almeno così egli crede. Questa è la sua risposta alla tradizione religiosa ed è anche il punto di partenza per una completa negazione dell’etica. D’altro canto, per poter diventare dio l’uomo deve perder la propria umanità.
(Brano tratto da E. Fromm, L’arte di vivere, Mondadori).