Domande che spaccano!

Di Luciano Pace.

Marco, uno studente sveglio e acuto di una classe quarta, mi ha fatto questa domanda al rientro delle vacanze: “Professore, quanto vale la preghiera di un ateo?“. A quanto mi è parso di intendere, non me l’ha fatta con particolare serietà. Anzi, dai toni, sembrava quasi esser stata posta con leggerezza. Eppure, nell’ascoltarla, mi è venuto subito da commentare: “Questa domanda è bellissima! Devo pensarci. Dobbiamo discuterne con calma”. Alla mia reazione, la classe ha risposto con quel silenzio in cui si cade quando la mente si prepara ad andare al di là dell’ovvietà, oltre la barriera dello scontato, sotto la superficie del banale, scalfita da una feritoia che conduce in profondità. La mente si apre non dal suo interno, come una finestra, ma come una crepa nel muro. Perciò, domande come questa, spaccano!

Per ora non conta quale virtuale risposta si possa suggerire a questo interrogativo, nonostante abbia promesso allo studente e alla classe che avremmo dedicato ad esso del tempo nelle lezioni e qui sul blog, magari anche con una videolezione. Non credo, nemmeno, che si tratti solo di porre in risalto la domanda, senza tentare una qualche risposta. La retorica de “l’importante sono le domande” è romantica, ma falsa. Lo sanno tutti gli studenti che, ponendosi domande, cercano e tentano risposte. Come ha fatto Agata, compagna di Marco, che, sollecitata dal suo quesito ha tentato una risposta: “Professore, se l’ateo che prega lo fa convinto che ne valga la pena, perché ha un legame profondo con il motivo per cui prega (per esempio, per una persona cara), quella preghiera è valida, tanto quanto quella di un credente, se non di più”.

Ora, di fronte alla profonda domanda di Marco e alla saggia risposta di Agata, per me conta il fatto che io stesso, come insegnante, non potrei trovare stimolo nell’esercizio dell’arte dell’insegnare senza questa disponibilità degli studenti a conversare in questo modo, con me e fra di loro. A me sta a cuore questa possibilità di parola autentica che mi regalano ogni volta che mi interrogano e mi interpellano su qualche questione che connette il cattolicesimo al senso della loro vita, soprattutto quando spacca la crosta delle dotte ovvietà in cui la mia mente stessa alle volte si chiude.

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