Spostare l’attenzione
Ieri sera ho partecipato al primo incontro del Festival “Cult-Cura” dell’Associazione BIùcultura. Alla serata è stata ospite la scrittrice Ester Viola. Ad un certo punto della serata, considerando la forza terapeutica della lettura, l’autrice ha suggerito che i libri non alleviano le sofferenze, ma certamente riescono a farci spostare lo sguardo e l’attenzione da esse, relativizzandole e rendendole, quindi, più sopportabili. Direi che questa verità, conosciuta da ogni lettore, si possa applicare anche alle buone conversazioni. Che siano lette o ascoltate, ci sono parole che sanno far cambiare prospettiva sul proprio soffrire. Sono parole normalmente inattese e regalate dalla vita al momento opportuno. Sono “doni di pensiero” che ci giungono grazie ad un’altra mente. Per me questo è accaduto proprio ieri sera quando ho sentito Ester dire: “Un ricordo felice non è esso stesso felice. Ma il ricordo di un dolore è anch’esso doloroso“. L’ascolto di questo suo aforisma mi ha permesso di spostare l’attenzione da alcune sofferenze su cui ero eccessivamente focalizzato. Spostare l’attenzione non è dunque far finta che, voltando loro le spalle, alcune cose cessino di esistere. È lasciarle esistere mentre la nostra consapevolezza è portata per mano, da buone parole altrui, a guardare di là da esse, dove non sembrava si potesse posare lo sguardo dell’anima.